Per rispondere a questa domanda, è utile fare un passo indietro nel tempo e ripercorrere le principali tappe che hanno plasmato l’industria come la conosciamo oggi.

Quali sono le rivoluzioni industriali che hanno plasmato la storia?

Partiamo dunque dalla prima rivoluzione industriale, avvenuta tra il XVIII e il XIX secolo che segnò l’introduzione della meccanizzazione grazie all’invenzione della macchina a vapore. Alla fine del XIX secolo poi, l’utilizzo dell’elettricità e l’adozione della catena di montaggio diedero inizio alla seconda rivoluzione industriale. L’industrializzazione proseguì fino a metà del Novecento dove l’avvento dell’informatica, dell’automazione industriale ha inizio la terza rivoluzione industriale. Queste nuove tecnologie digitali poi si sono sviluppate ulteriormente coinvolgendo tutti i settori industriali e tutti i dipartimenti coinvolti aprendo la strada alla digitalizzazione avanzata dell’Industria 4.0.

Si può dire che l’Industria 4.0 è nata nel 2011 durante la Fiera di Hannover (Hannover Messe), uno dei più importanti eventi industriali al mondo. La si puiò definire anche quarta rivoluzione industriale e ha avuto inizio in corrispondenza alla necessità di digitalizzare il settore manifatturiero e rafforzare la competitività industriale.

Alla base dell’industria 4.0 infatti vi è la connettività e cioè attuare fabbriche intelligenti dove tutto è interconnesso, sfruttando tecnologie come IoT (Internet of Thing), Intelligenza artificiale, Big Data e Analytics (raccolta e analisi di enormi quantità di dati impossibili da elaborare con metodi tradizionali) etc. etc. Le macchine oramai intelligenti, sono in grado di imparare da esperienze, ridurre gli errori, risolvere problemi e prendere decisioni. Questo sistema di collaborazione tra macchine e connettività, detto più comunemente CPS (Cyber-Physical), è la sintesi di una collaborazione tra mondo fisico e digitale che risulta essere una combinazione vincente al fine di ottenere ottimi risultati in minor tempo possibile e senza errori. A tal proposito sorge naturale la domanda:

La tecnologia sostituirà l’uomo?

La risposta è No, ed è proprio l’Industria 5.0 che risponde coraggiosamente a questa domanda. L’Industria 5.0, infatti, non è stata introdotta in un momento specifico o con una tecnologia chiave ma si è sviluppata gradualmente in risposta alle esigenze emergenti della società e del pianeta a seguito della precedente rivoluzione industriale.

Industria 5.0: che cos’è e a quali traguardi punta?

Più che una rivoluzione industriale, l’industria 5.0 si può considerare una trasformazione concettuale che, per mezzo delle tecnologie avanzate, si focalizza su valori sociali ossia la centralizzazione dell’essere umano e la responsabilità ambientale: contrastare il cambiamento climatico attraverso un impegno concreto verso la sostenibilità.

Cosa si intende per valori sociali e responsabilità ambientale

  1. Approccio umano centrico: In questo contesto, il nuovo obiettivo è quello di reintegrare l’uomo nel processo produttivo, rendendolo nuovamente protagonista. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, non si tratta di fare un passo indietro, ma di valorizzare le capacità individuali, affidando agli esseri umani strumenti tecnologici avanzati per potersi occupare di attività più creative e complesse. Un esempio sono i cobot (robot collaborativi), progettati per lavorare accanto alle persone, potenziandone l’efficienza e la produttività. L’Industria 5.0, dunque, mira a creare ambienti di lavoro migliori, dove la tecnologia non sostituisce l’essere umano, ma ne supporta il benessere e centralità.
  2. Sostenibilità: Un altro tema cruciale per l’industria è la sostenibilità: le realtà industriali hanno quindi la responsabilità di aderire a questo processo di adeguamento rispetto a tre principi fondamentali: riduzione delle emissioni, economia circolare e uso efficiente delle risorse.

I pilastri della sostenibilità che trasformeranno l’industria

  • La riduzione delle emissioni consiste nel diminuire i gas inquinanti rilasciati nell’atmosfera (gas serra), i quali contribuiscono in modo significativo al cambiamento climatico. Questi gas, infatti, amplificano l’effetto serra intrappolando parte del calore emesso dalla superficie terrestre, con gravi conseguenze sull’ambiente e salute.
  • L’economia circolare che si riferisce all’obiettivo di ridurre gli sprechi sostituendo la produzione continua di prodotti usa e getta con soluzioni che favoriscono la riparazione o il riciclo.
  • Per uso efficiente e responsabile delle risorse invece consiste nell’impiegare meno materiali ed energia. Un esempio pratico è il riciclo dell’acqua nei processi produttivi.

Ecco che l’Industria 5.0 ci ricorda che noi esseri umani siamo i veri protagonisti: abbiamo dunque il dovere e la responsabilità di utilizzare la tecnologia non solo per migliorare le nostre condizioni lavorative, ma anche per promuovere il benessere collettivo e salvaguardare il futuro del pianeta.